Giorni di quarantena, aprile 2020.

l silenzio che avvolge le strade è sordido, quasi fosse una notte innevata, in cui ogni rumore viene attutito. 

Assorbito. 

Divorato.

L’incertezza e il lutto hanno scavato i visi, gli occhi che spuntano dalle mascherine hanno solo voglia di riposare.

Ci è stato tolto il sorriso, nascosto dai dispositivi di protezione, nascosto dall’aver appena contato i risparmi nel portafoglio.

Chi cammina lo fa in maniera veloce sui marciapiedi ed evitando anima viva. 

Camminiamo tastando il terreno come fossimo immersi nelle tenebre, un giorno alla volta.

Intorno a noi però, la Natura se ne frega.

Sboccia, esplode, in un gran silenzio.

Petali, pollini, sole accecante, erba che cresce a vista d’occhio, passeri e usignoli che chiacchierano.

 

Sapete cosa mi sbalordisce?

 

Cosa colpisce in faccia come uno schiaffo?

 

Non c’è bisogno di noi qui.

Siamo l’animale pericoloso finalmente chiuso in gabbia.

 

Ho voluto raccontare questi giorni di quarantena con un progetto fotografico che ho realizzato in casa con le mie piante. Ho scelto il contrasto tra l’oscurità e le foglie, i petali, i boccioli, illuminati a malapena dal sole che filtra dalla finestra.

Una Primavera Dark che possiamo vedere solo da lontano, come se fossimo seduti in platea, nei posti laterali, come se fossimo fuori in coda senza il biglietto.

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